mercoledì 25 luglio 2012

Museo preistorico “Pietro Fedele” di Pofi

Nei dintorni di Frosinone i lavori di sbancamento effettuati per la costruzione di strade e per l'Alta Velocità hanno portato alla luce reperti di ogni tipo e di grande interesse sia archeologico che paleologico. A parte la grande dovizia di resti dell'epoca romana, cui siamo abituati e che ricadono quasi nella normalità, sono emersi resti di centinaia di migliaia di anni: in particolare di uno dei primi abitanti dell'Europa, forse non il primo in assoluto ma uno dei primi senza dubbio (National Geographic: "Le età di Argil").
Ed a questi reperti umani (parti del cranio) si accompagna una vasta messe di attrezzi litici dell'epoca e strumenti più evoluti in altri materiali, quali l'osso.

Tutto ciò era ben noto agli studiosi ed i vari siti sono stati studiati a fondo, compatibilmente con i tempi concessi dall'avanzamento dei lavori. Questa è un'ironica ed al medesimo tempo tragica (per gli studiosi) circostanza: che i lavori portino alla luce reperti degni di attenzione e subito dopo li ricoprano di costruzioni inamovibili (... tacendo di tutto ciò irrimediabilmente ignorato e perduto perchè distrutto nel corso dei lavori stessi).

L'operazione meritoria, per me e per gente non del mestiere come me, è stata quella di rendere accessibile tutto ciò al grande pubblico mediante un museo (sito: Museo Preistorico). E che museo!
Non la solita bacheca di "preziosi" ma una mostra fortemente didattica sul periodo e sui reperti stessi. Si pensi che oltre ai pannelli esplicativi ed agli espositori d'obbligo, sono messi a disposizione calchi dei crani degli ominidi, manipolabili a piacere dei visitatori. Ora non ditemi che visitando un museo non avete mai avuto l'inconfessabile desiderio di afferrare un oggetto esposto e di rigirarvelo tra le mani e guardarlo da tutti glia angoli possibili ed immaginabili.
Almeno una volta!
Almeno per una qualche esotica e rarissima Australopitecina di cui siete stati debitamente informati che rappresenta una vostra improbabile ma possibile lontanissima progenitrice!
Un essere che, a guardarlo nel cavo delle orbite, si fa fatica a pensare che camminava eretto come voi, aveva mani che consentivano la presa di precisione e adottava una dieta che pur non ispirandosi a quella mediterranea era simile a quella a cui dovreste attenervi (... o non molto dissimile, almeno).
Va da se che gran parte di questi reperti non è del luogo ma serve a contestualizzare Argil (sito: "Argil"), anche conosciuto come l'Uomo di Ceprano, ed a collocarlo nel cespuglio di ominidi di cui siamo l'ultimo, ma solo in ordine di tempo, si badi bene, ramoscello. Il che è assolutamente indispensabile perché di Argil esistono, e sono esposti, solo alcuni elementi del cranio che, da soli, risultano ben poco espressivi ad un profano.

Il museo contine anche molti strumenti litici e resti di animali alterettanto interessanti, tra cui i resti imponenti di un elefante antico.

Il museo, pur essendo piccolo, non sfigura rispetto alla molto più nota ed ampia sezione paleontologica del "Pigorini" ed è sorprendente, ma non più di tanto, che sia così poco noto al grande pubblico.
Ed è un esempio lampante di quanto siano utile e prezioso un sistema di musei diffuso e radicato nel territorio.
Da visitare.

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